In Italia, una famiglia su 2 non ha un collegamento in rete e solo una su 3 possiede Internet a casa in banda larga. Complessivamente, resta alto il numero di italiani del tutto privi di copertura on line: 2,3 milioni. Un numero che raggiunge quota 23 milioni (il 38% della popolazione), se si considerano i servizi d'accesso più tecnologici, come l'ultra broadband, in grado di far 'viaggiare' il pc fino a 100 Megabit al secondo.
A evidenziare, uno per uno, tutti ritardi del Belpaese sul fronte Internet, è un'interessante studio dell'Osservatorio sulla diffusione delle reti telematiche, "Il Futuro della Rete", promosso dalla Commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera, e presentato a Montecitorio, assieme a Forum Pa e Between. L'indagine evidenzia come nonostante la programmazione di importanti investimenti pubblici per la banda larga (dal 2004-2009, circa 1,3 miliardi, ancora fermi al Cipe), la riduzione del divario digitale all'interno del Paese abbia marciato a ritmi modesti: appena il 5% della popolazione, di cui l'1,5% tramite Infratel, e si stima, considerando gli interventi in corso - e programmati - e i piani di copertura di rete fissa, come nel 2011 ancora il 2% della popolazione sarà in digital divide. Con una situazione territoriale, peraltro, a macchia di leopardo, soprattutto per quanto riguarda la copertura di seconda generazione (20 Mbps, riconducibile all'Adsl2+), che arriva solo al 62% della popolazione. Basilicata, Calabria e Valle d'Aosta superano il 60% di digital divide, mentre Lazio e Liguria sono al di sotto del 25 per cento.
Per il presidente della Commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera Mario Valducci è "urgente fissare al più presto una roadmap per la digitalizzazione dei contenuti e dei servizi, in grado di rappresentare un volano per la banda larga". Il piano proposto da Valducci parte dalla realizzazione di un "catasto delle infrastrutture di rete esistenti in Italia" e attivare subito una cabina di regia Stato-enti locali per coordinare gli interventi da fare. Attualmente, ha ricordato, sono stati rilevati progetti infrastrutturali con posa in fibra ottica da parte di quasi tutte le Regioni e Province autonome per un totale di oltre 15mila Km di rete realizzata e ulteriori 9mila Km di rete pianificata. E una migliore conoscenza delle infrastrutture, secondo Valducci, può incrementare anche l'intervento di capitali privati, da coinvolgere, per esempio, con lo strumento del project finance. Fondamentale, infine, sempre per Valducci, il ruolo della Pubblica amministrazione, che, nel più breve tempo possibile, deve accelerare nel processo di digitalizzazione. Si tratta, ha detto, di una sorta di "switch off" dei servizi pubblici, da cartacei a digitale, simile a quello determinato nel passaggio dalla Tv analogica a quella digitale. "Un'operazione a costo zero - ha aggiunto - che potrebbe incidere positivamente sulla diffusione di internet, facendoci recuperare il gap con il resto d'Europa". (DIGITAL DIVIDE / Italiani senza rete ancora il 2% nel 2011, di Claudio Tucci, da IlSole24Ore, 20/4/2010)
A evidenziare, uno per uno, tutti ritardi del Belpaese sul fronte Internet, è un'interessante studio dell'Osservatorio sulla diffusione delle reti telematiche, "Il Futuro della Rete", promosso dalla Commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera, e presentato a Montecitorio, assieme a Forum Pa e Between. L'indagine evidenzia come nonostante la programmazione di importanti investimenti pubblici per la banda larga (dal 2004-2009, circa 1,3 miliardi, ancora fermi al Cipe), la riduzione del divario digitale all'interno del Paese abbia marciato a ritmi modesti: appena il 5% della popolazione, di cui l'1,5% tramite Infratel, e si stima, considerando gli interventi in corso - e programmati - e i piani di copertura di rete fissa, come nel 2011 ancora il 2% della popolazione sarà in digital divide. Con una situazione territoriale, peraltro, a macchia di leopardo, soprattutto per quanto riguarda la copertura di seconda generazione (20 Mbps, riconducibile all'Adsl2+), che arriva solo al 62% della popolazione. Basilicata, Calabria e Valle d'Aosta superano il 60% di digital divide, mentre Lazio e Liguria sono al di sotto del 25 per cento.
Per il presidente della Commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera Mario Valducci è "urgente fissare al più presto una roadmap per la digitalizzazione dei contenuti e dei servizi, in grado di rappresentare un volano per la banda larga". Il piano proposto da Valducci parte dalla realizzazione di un "catasto delle infrastrutture di rete esistenti in Italia" e attivare subito una cabina di regia Stato-enti locali per coordinare gli interventi da fare. Attualmente, ha ricordato, sono stati rilevati progetti infrastrutturali con posa in fibra ottica da parte di quasi tutte le Regioni e Province autonome per un totale di oltre 15mila Km di rete realizzata e ulteriori 9mila Km di rete pianificata. E una migliore conoscenza delle infrastrutture, secondo Valducci, può incrementare anche l'intervento di capitali privati, da coinvolgere, per esempio, con lo strumento del project finance. Fondamentale, infine, sempre per Valducci, il ruolo della Pubblica amministrazione, che, nel più breve tempo possibile, deve accelerare nel processo di digitalizzazione. Si tratta, ha detto, di una sorta di "switch off" dei servizi pubblici, da cartacei a digitale, simile a quello determinato nel passaggio dalla Tv analogica a quella digitale. "Un'operazione a costo zero - ha aggiunto - che potrebbe incidere positivamente sulla diffusione di internet, facendoci recuperare il gap con il resto d'Europa". (DIGITAL DIVIDE / Italiani senza rete ancora il 2% nel 2011, di Claudio Tucci, da IlSole24Ore, 20/4/2010)
Come si evince da questo articolo, si tratta della solita 'italian comedy': tanti soldi, poca pianificazione e lungimiranza, pochissimi risultati. Basti pensare che, mentre in Nord Europa viaggiano a velocità di banda da Formula Uno, l'Italia non è ancora riuscita a far arrivare Internet in tutte le zone (per non parlare del 'nuovissimo' Digitale Terrestre).
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