Cari amici,
come il Giro d'Italia anche noi siamo ormai giunti alla penultima tappa del nostro lungo percorso. Un anno di lezioni volge al termine, ma ci sarà tempo e modo di parlarne settimana prossima. Prima di iniziare il consueto 'lesson's report', segnalo che dopo questo post potrete trovare quello con i video dei nostri servizi realizzati con TVPR. Ogni commento riguardo questa bella esperienza (come anche al test che troverete più sotto) è naturalmente ben accetto.
Quest'oggi parleremo di Comunicazione politica, un modello di comunicazione che interagisce con quello giornalistico 'tradizionale' (centrale nella nostra esperienza educativa in questo corso di laurea) a tal punto che questi due ambiti, interdipendenti fra loro, ritengono di essere ciascuno in controllo dell'altro, in un 'gioco delle parti' che già diverse volte ci è stato descritto (e che spesso causa, non so se sarete d'accordo, un certo senso di repulsione riguardo la nostra possibile futura professione).
La comunicazione politica (da non intendersi solamente come ciò che dicono i politici, bensì come rappresentanza della 'polis' in generale, ovvero tutti quei possibili messaggi e informazioni che possono essere di pubblico interesse o utilità) è innanzitutto gestione, un mix equilibrato di tecnica e interpretazione finalizzato alla pura ricerca di quella risorsa vitale chiamata 'consenso' (cosa che rende questo tipo di comunicazione una 'via media' fra i due estremi della comunicazione istituzionale e della comunicazione di prodotto).
Per raggiungere questo obiettivo (che, come il potere, è difficile da conquistare, ma ancor più da mantenere) la comunicazione politica si basa su un terreno di tecniche e caratteristiche base uguali per tutti: dev'essere chiara (il che non implica direttamente che debba essere 'semplice'), positiva ed emozionale. Essa, infatti, sottende sempre un coinvolgimento, che è al centro anche dello scambio di 'complimenti' fra comunicatori politici (tacciati di essere "truffatori") e marketer politici (definiti semplici "mercenari"). Coinvolgimento, tuttavia, non significa affatto comunicare 'di pancia': la comunicazione politica (come tutte) ha infatti alle sue spalle un grande lavoro di ragionamento, che rende assolutamente indispensabile la presenza di una organizzazione che la coltivi continuamente, una serie di intermediari che si occupino di studiarla, comprenderla e valorizzarla ai massimi livelli.
Nella comunicazione politica, dunque, le regole base sono sempre le stesse, ma sono poi i leader (la figura più difficile da interpretare, essendo quella che "ci mette la faccia", e che deve possedere competenza, persuasione, emozione, simpatia e quel tocco in più di "fiuto politico" che fa la differenza) a plasmarle, incentrandole su di sé e sull'obiettivo da raggiungere, e a circondarsi degli uomini che ritengono migliori (come ha fatto il presidente Usa Obama, scegliendo per la sua campagna elettorale l'ex manager di Google, coadiuvato da uno staff di 160 addetti) per portare avanti il proprio messaggio e la propria immagine.
In questo modo la comunicazione politica, partendo dalla sua forma originaria, assume molteplici sfaccettature. Se ci si chiede quale sia la migliore fra queste, la risposta è risaputa, poiché "la Storia viene scritta da chi vince" (esempi recenti di questo sono la scomparsa provvisoria dalla ribalta dei media di Sarah Palin, e la sorte toccata ad Al Gore dopo la sconfitta, pur risicatissima, patita da George W. Bush).
Molteplici sfaccettature, dunque, ma sostanzialmente sono più o meno sempre le stesse persone (i 'migliori', come nello staff comunicazione della Casa Bianca) o comunque le stesse figure professionali (consiglieri, analisti, tecnici, web watchers, ecc.) ad occuparsi di questo settore comunicativo. Con una 'regola somma' (o assioma se volete) ben stampata nella mente: "distruggere l'avversario!".
L'Italia, (anche) da questo punto di vista, è un paese estremamente arretrato, vittima della scarsità di queste figure e professionalità, indispensabili per una buona gestione della propria comunicazione politica (che risente perciò del sempre maggiore distacco con il contesto sociale dei cittadini, e non riesce a sfruttare la buona legge "maggiori informazioni ti do, maggiori informazioni da te avrò").
Analizzando comunque la nostra situazione, non occorre molto per capire quale dei due poli (tra Pdl e PdmenoElle) sia in vantaggio in questo campo: la comunicazione proposta dal Centro-Destra è emotiva, identitaria, positiva, stratificata, codificabile, suadente (per fortuna che ogni tanto ci pensa Silvio a sparare qualche stupidata, ma purtroppo ciò non basta a risvegliare gli italiani), mentre il Centro-Sinistra (che dorme da vent'anni) è troppo politico, cerebrale, ripetitivo tendente al noioso, auto-referenziale.
Si avverte perciò la necessità di una integrazione di massa di alcune figure professionali (tasselli mancanti nel puzzle comunicazionale del Belpaese) che sappiano svolgere a dovere il proprio compito: 1) Portavoce preparati e affidabili, a cui è affidata la delega di rappresentare il proprio leader, svolgendo per questo una funzione di 'filtro' rispetto alla comunità o ai media (potendo essere tranquillamente smentiti in caso di gaffe, salvando così il proprio capo); 2) Consiglieri strategici, realizzatori di spin-doctoring, che valutano se e come intervenire sulle svariate questioni, lavoro faticoso poiché richiede un costante riferimento a ciò che fanno gli altri (come in una partita a scacchi); 3) Staff di comunicazione, composto da ex giornalisti adibiti ad addetti stampa e dediti principalmente al rapporto cogli ex colleghi dei principali media.
La Rete tuttavia permette di saltare 'a piè pari' queste figure di mediazione, fornendo la possibilità di un contatto 'diretto' fra leader e cittadini. Un'ottima opportunità, quindi, ma da gestire con estrema cautela poiché, come abbiamo già detto, "il Web dà, il Web toglie!". Il rischio di clamorosi errori errori e autogol è grande, e il riuscire a garantire una comunicazione orizzontale, aperta, interattiva e aggiornata è difficile quanto indispensabile (soprattutto da quando sono nati siti, come Dagospia in Italia o gli internazionali Huffington Post e Drudge Report, riconosciuti dagli utenti quali "controllori" dei propri leader politici e non solo).
Appuntamento a settimana prossima per il post riguardante l'ultima (in tutti i sensi) lezione dell'anno! Pubblicherò a breve un sondaggio di fine corso a cui spero parteciperete volentieri! Ciao a tutti!!!
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